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Biocaminetti: pro o contro?
di Irene Amendolia   

C’è chi li definisce semplici elementi d’arredo e niente più, e chi li difende come vere e proprie fonti di calore. Chi mette in dubbio la loro funzione ecologica e chi li chiama caminetti “bio”. Le opinioni sono decisamente contrastanti, ma il loro fascino, il più delle volte, lascia comunque a bocca aperta.

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Si tratta di particolari “caminetti” (chiamiamoli così) che si attivano attraverso la combustione del bioetanolo, ovvero l’etanolo ottenuto dalla fermentazione di prodotti agricoli quali mais, canna da zucchero e altri cereali. Inserito in un serbatoio, questo viene trasformato in vapore e condotto fino al bruciatore vero e proprio.

La combustione di tale prodotto non rilascia (o meglio, non dovrebbe!) sostanze tossiche, ciò consente di installare il camino in qualsiasi ambiente, con estrema facilità e senza opere murarie.

Il rendimento è idealmente prossimo al 100%, non essendovi dispersione di calore attraverso la canna fumaria. Inoltre, non producendo ceneri, fumi o fuliggine, anche la manutenzione è pressoché nulla.

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Ovviamente, la capacità riscaldante di questi elementi dipende da tutta una serie di fattori quali il modello del prodotto, le dimensioni dell’ambiente a cui è destinato, il tipo di bruciatore e la potenza della fiamma, in molti casi regolabile.

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Grazie ad una varietà infinita di forme e colori, oltre a rappresentare singolari pezzi di design per l’arredo della casa, tali prodotti regalano il piacere del fuoco laddove non è possibile realizzare un caminetto tradizionale, ad esempio un appartamento all’interno di un palazzo.

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Insomma, sembrerebbe la nuova frontiera del riscaldamento domestico, un mix perfetto  tra la tecnologia sostenibile e il romantico ricordo della legna che brucia...

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Ma, d’altra parte, non sono pochi quelli che si scagliano contro i caminetti a bioetanolo, dipingendoli come mobili del tutto inutili, se non per rispondere ad un’esigenza puramente estetica, e sollevando numerosi dubbi anche sul piano ecologia/salubrità.

Il fascino è senza dubbio innegabile, ma, senza un sistema di tiraggio, siamo davvero sicuri che non vengano rilasciate sostanze nocive per l’uomo?

Per non parlare del prezzo, che, come al solito, divide l’utenza. Attualmente il costo del bioetanolo varia tra i 2,50 e i 3/3,50 euro al litro. Dando per scontato che dovrebbe abbassarsi nel tempo, quanto possiamo ritenerli convenienti?

Ai posteri l’ardua sentenza...

 

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